Casini: Mani libere, non voglio arruolarmi in coalizioni fallite
La lettera di Pier Ferdinando Casini al Corriere della Sera in risposta all’editoriale di Panebianco: ‘In politica ci vuole coerenza e serietà’
Caro direttore,
mi dispiace deludere Panebianco ma voglio continuare ad avere le mani libere: libere di scegliere alleanze che facciano il bene del Paese, che parlino agli elettori il linguaggio della verità e della responsabilità dopo anni di populismo, di demagogia fiscale, di finte rassicurazioni.
Libere di non arruolarmi in coalizioni eterogenee già fallite sul campo come l’esperienza dei governi degli ultimi dieci anni ci dimostra. Libere a costo di rischiare, come da solo ha fatto l’Udc alle elezioni del 2008 mentre tutti si arruolavano, di compiere una testimonianza solitaria, all’inizio guardata con incredulità, ma poi rivelatasi decisiva per l’interesse del Paese. Libere di continuare a dire agli italiani che non ci salveremo se le nostre migliori energie saranno impegnate a tenere in piedi improbabili governi di parte, magari tenuti assieme, come in passato, dall’odio o dall’amore verso una sola persona. Libere di poter offrire agli italiani una nuova proposta politica che metta assieme le migliori espressioni della società civile, dell’associazionismo, del mondo del volontariato, insieme a quei politici che hanno dignitosamente fatto il loro lavoro con passione e serietà.
Libere di spiegare, a quanti si nutrono di antipolitica e ci elencano ogni giorno gli errori di questo governo, che Monti non ha la bacchetta magica ma sta cercando di evitare il baratro greco ad un Paese che ha rinviato, per troppi anni, scelte ineludibili (previdenza, liberalizzazioni, semplificazioni burocratiche, mercato del lavoro). Detto questo voglio rassicurare Panebianco: io non ho l’allergia alle alleanze, né una vocazione solitaria da preservare, ma avendo da tempo soddisfatto ogni ambizione personale, non intendo svendere ai saldi di fine stagione i valori e gli interessi che il ceto medio di questo Paese ha, in parte, affidato anche a me.
Domando: cosa mai potrei testimoniare all’interno di una coalizione sul modello di Vasto che, non a caso, è già profondamente divisa nel sostegno a questo governo, visto da qualcuno (Vendola e Di Pietro) come terminale di poteri forti e di scelte antipopolari? E ancora: quale logica avrebbe l’adesione ad una ipotizzata confederazione dei moderati che, senza alcuna autocritica sul passato e sull’alleanza con la Lega, fosse una semplice riedizione della Casa delle Libertà a cui già ci sottraemmo nell’epoca della facile suggestione berlusconiana? In politica ci vuole coerenza e serietà. Meglio avere le mani libere seguendo la propria coscienza che le mani obbligate da patti siglati contro il futuro del Paese. Oggi il vero progetto da realizzare è superare la frammentazione dell’area moderata e riformista, ma senza ricalcare gli errori del passato. Lavoriamo dunque perché sia possibile offrire agli italiani alle prossime elezioni non una nuova suggestione ma un progetto duraturo e credibile.
P.S.
Le leggi elettorali non producono mai di per sé buona o cattiva politica e gli esempi in proposito sono innumerevoli. Ma ho talmente fiducia nel futuro che sono disponibile a ragionare su tutto, anche sul doppio turno che non è certo il mio modello elettorale preferito. Una sola cosa non è negoziabile: la possibilità che i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai capi partito.